About Secrets
La serie About Secrets si muove nello spazio ambiguo tra eros e inquietudine, tra la promessa della rivelazione e la necessità del nascondimento. Le figure che vi abitano sembrano custodire un segreto che non si concede mai del tutto, oscillando tra visibilità e occultamento, tra la superficie della pelle e l’abisso del desiderio.
In molte di queste opere i corpi femminili non appaiono semplicemente come soggetti ritratti, ma come testi viventi, superfici segnate da scritte, tatuaggi e segni grafici che ricordano le “superfici erotiche” di Roland Barthes. L’eros non è più pura fisicità, ma diventa linguaggio: ogni gesto, ogni postura, ogni velo svela e allo stesso tempo rinvia, perché il segreto, per sua natura, non si lascia mai possedere del tutto.
La città notturna di All Night Long ci immerge in un teatro di luci artificiali, un labirinto di insegne al neon che gridano “SIN”, “Dreams”, “Jesus Saves”. Qui la caverna di Platone sembra essersi ribaltata: non più ombre tremolanti, ma un eccesso di bagliori che accecano lo sguardo e annullano la profondità. L’eros diventa spettacolo e merce, desiderio e consumo. La notte, invece di proteggere l’intimità, la espone in vetrina, la vende e la consuma.
In Personal Confidences e Window Lady la dimensione privata non è più rifugio sicuro. L’interno domestico, con i suoi oggetti quotidiani – una Polaroid, un registratore, la nudità di corpi distesi – diventa trasparente, vulnerabile allo sguardo esterno. Qui risuona l’intuizione di Walter Benjamin: l’“aura” si dissolve. E con la perdita dell’aura scompare anche la possibilità di un segreto custodito; tutto è già esposto, archiviato, duplicato. Lo sguardo non incontra più il mistero, ma la sua serializzazione.
Nel cuore della serie si colloca The Original Sin. Balestrini reinterpreta il mito fondativo dell’umanità, quello di Adamo ed Eva, con una citazione che richiama la celebre opera di Lucas Cranach il Vecchio. Ma qui i progenitori non vivono più nell’Eden: abitano il nostro presente, portano tatuaggi e slogan, recano sul corpo le tracce di un linguaggio contaminato dal consumo e dal potere. Un serpente alato, privo di inizio e fine, serpeggia come simbolo di un desiderio ciclico e senza redenzione. La caduta non è più un evento unico e remoto: è la condizione permanente dell’uomo contemporaneo, intrappolato in una rete di segni e simulacri. Come direbbe Jean Baudrillard, il peccato non rimanda più a un “reale” originario, ma si autoalimenta nel circuito infinito delle immagini.
The Gift riprende l’idea di uno scambio enigmatico, un dono sospeso tra promessa e inganno. Nei corpi velati di Veils il desiderio si consuma nell’attesa, nei veli che nascondono e insieme invitano a guardare: Derrida ci ricorda che il segreto è sempre differito, spostato in avanti, mai interamente svelato. Ogni tentativo di sollevarlo aggiunge un nuovo strato di mistero.
In queste tele l’intimità diventa scena, il privato diventa spettacolo, il segreto si fa linguaggio. Eppure, proprio in questa esposizione totale, sopravvive la nostalgia di ciò che non può essere mostrato. About Secrets è allora una meditazione sull’eros come tensione irrisolta, come enigma che resiste al tempo dei media e dei mercati.
Se il mondo contemporaneo sembra aver smarrito il senso del nascondimento, riducendo tutto a visibilità e consumo, l’arte di Balestrini ci ricorda che il vero segreto è proprio ciò che resiste alla luce. Come scriveva Benjamin, “il mistero non è mai ciò che si nasconde, ma ciò che rimane pur essendo visibile”. È lì, nell’ombra di un volto, nel gesto trattenuto, nel corpo esposto eppure enigmatico, che About Secrets ci invita a sostare.