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Massimo Balestrini è un artista che abita i territori di confine: là dove la pittura incontra il digitale, dove la memoria del gesto si intreccia con l’algoritmo invisibile delle macchine, dove il colore si fonde con il pixel per dar vita a un linguaggio nuovo.
Le sue opere sono paesaggi stratificati, costruiti con pazienza e intuizione, in cui la materia pittorica si mescola con frammenti della cultura popolare, immagini della pubblicità, echi cinematografici, segni del nostro immaginario collettivo. Ogni superficie diventa uno spazio sospeso, un luogo enigmatico in cui lo spettatore è invitato a perdersi e a decifrare: non c’è un’unica narrazione, ma infinite possibilità, un mosaico di memorie e visioni che scorre sotto gli occhi.

La memoria è il filo che attraversa il suo percorso: memoria personale, collettiva, culturale. Ogni immagine è il risultato di un dialogo tra passato e presente, un archivio emotivo che si rinnova a ogni sguardo. Per Balestrini, l’arte diventa un dispositivo di conservazione e allo stesso tempo di trasformazione: trattiene e stratifica, ma invita anche a rimettere in discussione ciò che crediamo di sapere.

Nato a Milano nel 1967, Balestrini si avvicina presto all’arte studiando all’Istituto d’Arte Beato Angelico. Laureato in Scienze dell’Informazione presso l’Università degli Studi di Milano, prosegue con un diploma con lode in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera, dove collabora con Filippo Panseca al corso di Computer Painting. La sua formazione intreccia così tradizione e tecnologia, aprendo la strada a una ricerca che fin dagli anni Novanta esplora l’ibridazione fra pittura e digitale.

Tra i pionieri italiani della computer art, partecipa nel 1995 al concorso internazionale BitMovie, classificandosi tra i finalisti. Parallelamente lavora per importanti testate giornalistiche, tra cui Il Sole 24 Ore, Il Giorno e Virtual, sperimentando linguaggi che uniscono comunicazione visiva e ricerca artistica.

Negli ultimi anni, la sua attenzione si è concentrata sulla sperimentazione con l’intelligenza artificiale come nuovo strumento creativo. In collaborazione con l’Università di Milano, Balestrini porta avanti progetti che indagano i rapporti tra memoria, identità e generazione artificiale delle immagini. Alcune sue opere sono state citate nel volume L’arte dell’intelligenza artificiale: parole chiave filosofiche di Alice Barale , nel capitolo dedicato alla memoria, a conferma di un percorso che intreccia ricerca artistica, riflessione filosofica e sperimentazione tecnologica.

Oggi è docente di Pittura e di Elaborazione digitale dell’Immagine presso l’Accademia di Belle Arti di Verona, dove coordina anche il triennio in Nuove Tecnologie dell’Arte. Nella didattica, come nella sua produzione, tradizione e innovazione non sono mondi separati, ma poli in costante dialogo. L’aula diventa un laboratorio in cui i saperi della pittura si contaminano con quelli del digitale, in un equilibrio sempre aperto tra manualità e codice.

Esposto in mostre personali e collettive in Italia e all’estero, Balestrini continua a intrecciare il linguaggio pittorico con la fotografia, la stampa digitale e le possibilità emergenti dell’AI generativa. Le sue opere sono archivi visivi, stratificazioni di tempo e memoria che ci chiedono di andare oltre la superficie, di leggere le immagini come tracce di ciò che resta e di ciò che si trasforma.